Premessa: il sottoscritto è un meschino prof. di scuola
secondaria di secondo grado e insegna Italiano e Latino in un bel Liceo
scientifico di provincia, il °°° di ***.
Da pochi anni mi sono trasferito a *** con la mia
famiglia e, attualmente, il “mio” sindaco è Paolo Urbani.
Purtroppo, non ho potuto votarlo, perchè mi sono
trasferito qui dopo la sua elezione.
Da quando vivo a ***, ho constatato che il Primo Cittadino ama
interloquire (sostanzialmente a senso unico, che ben s’intende) con i suoi amministrati e a
questo scopo invia ogni tanto lettere (a loro spese) ai residenti nelle quali
spiega la squisita bontà delle sue scelte amministrative o giustifica con
ragioni di forza politico-amministrativa maggiore l’ineluttabilità di quelle
impopolari.
Tutto ciò è lusinghiero
e opportuno e, naturalmente, non posso che congratularmi per tanta efficacia
comunicativa che si avvale di un mezzo – la posta cartacea – quanto mai moderno
e interattivo.
Nella mia dabbenaggine, tuttavia, non potevo sospettare che l’Urbani
fosse un intemerato, aggiornatissimo e scafato internauta, capace di scovare
nei meandri digitali perle d’inarrivabile pregiata saggezza.
Ebbene, qualche giorno
fa, ho dovuto decisamente e vergognosamente ricredermi alla vista d’una missiva
che mi sono ritrovato in classe, sulla cattedra da cui facevo lezione. Eccola:
Lo confesso,
sono rimasto piacevolmente stupefatto - per non dire basito - per molteplici ragioni: in primis, la precisione della data in
calce che situa il messaggio in una “nuvola” cronologica che oscura – benigna! –
l’intero mese di ottobre.
In secundis, per il mirifico understatement
e/o sprezzatura di cui dà prova il
Sindaco (con la maiuscola, come lui stesso ama digitarsi): “Vi assicuro che questa è la più bella
lettera che mi accingo a scrivere da quando sono Sindaco”.
In scuse mi profondo: pensavo fosse un sindaco, invece
era San Paolo...
In realtà,
l’artefatto decalogo, sostituto contemporaneo del declinante archetipo biblico,
è frutto della geniale (!) creatività di un giornalista, didatta originale e accattivante pedagogo, autore
di ben più che un decalogo (visto che le sue pungolanti regole sono ben 50), pubblicato in volume
nel 2007 e, dunque, aggiornatissimo e di fresca produzione.
I commenti al testo su Amazon sono, ovviamente, in
larga maggioranza positivi e inneggianti, come accade con i “mi piace” su Facebook:
far parte della vasta brucante mandria dell’ovvietà a buon mercato e del luogo
comune, meglio se accompagnato da crassa ignoranza dell’argomento di cui si
tratta, è da sempre gratificante, rassicurante e, per di più, consente poderose
iniezioni di pubblico consenso e autostima.
Superfluo precisare che il testo ha a che fare con la
realtà scolastica americana: vd. i semestri, la presunta abolizione dei voti e
dei giudizi, l’utopia degli stipendioni multimigliadollarosi alla fine della
scuola superiore (cosa notoriamente facilissima in Italia, con oltre il 40% di
disoccupazione giovanile...).
Infine e gioiosamente, ha sicuramente a che fare con
la simpat(et)ica ideologia western-capitalistica dell’autore: la vita è dura, i
capi (e i prof.) son tutti bastardi, il mondo è fatto di vincenti e di
perdenti, che ti piaccia o no vince chi spara più veloce e per primo: dunque,
ragazzo, svegliati, compra una colt e una buona scorta di cartucce, non fare il
piagnone, addestrati, centra il bersaglio e così ti sarai guadagnato
onestamente il tuo pane e l’incondizionata ammirazione dei tuoi simili.
E se, invece e
putacaso, sei uno malauguratamente normale, non agguerrito, non aggressivo o, peggio, sei uno sfigato, un
incerto, un timido, un disabile, un emarginato, un disadattato, un idealista...?
Non preoccuparti: ci penserà opportunamente la dura vita
reale a toglierti di mezzo.
Effettivamente,
duole ammetterlo, caro Urbani: stronzate (pardon: sciocchezze) simili la scuola italiana, stolidamente e attualmente, non le insegna.
Io lo considero un blasone di merito, la ragione per
cui sono ancora qui a vivere il mio lavoro (e, mi creda, avrei potuto
sceglierne altri), ma lei è di diversa opinione: ne prendo atto e rabbrividisco.
Ancor più
edificante, in quanto decisamente e venialmente involontario (!), m’è parso il
fatto che le stesse scarne e ficcanti parole poste in apertura dell’epistola
sindacale (quelle del “discorso pungolante” e “stimolante”, per intenderci) non
siano farina dell’urbanico sacco, ma derivino in buona sostanza e con lievi
modifiche da qui (o dalla più o meno remota fonte di “qui”: da molti anni,
ormai, svariati presunti giornalisti ricicciano copiaincollando chicchessia e
chicchecosa): http://www.vita.it/societa/scuola/le-10-cose-che-la-scuola-non-insegna.html.
Ho
ulteriormente apprezzato la ponderata scelta del Primo Cittadino di indirizzare
la lettera esclusivamente alle “care ragazze” e ai “cari ragazzi”: non c’è traccia
dei genitori, dei docenti, del personale A.T.A., del dirigente scolastico, del
dirigente amministrativo...
E che sarà mai? Cosa c’entrano queste inutili comparse
con la scuola? Perchè mai rivolgersi anche a loro nell’elegante epistola
d’avvio dell’anno scolastico?
Ma passiamo senz’altro
al contenuto della pregevole missiva.
Tra gli altri ho trovato decisamente meraviglioso il
primo comandamento del decalogo: “La vita
è ingiusta: abituatevi!”
L’affermazione mi pare storicamente, educativamente e
didatticamente pregnante e inoppugnabile: peccato, davvero peccato, che non
fosse disponibile in forma così icastica e lampante ai nostri nonni (non tutti,
lo sappiamo e lo so...) antifascisti, resistenti e combattenti. “Il fascismo, il nazismo sono ingiusti:
abituatevi!”
Non crediate, anime belle, d’incastrarmi a buon
mercato: lo stesso discorso vale per “Lo
stalinismo è ingiusto: abituatevi!”
e, soprattutto, per l’attualissimo: “Il
turbo capitalismo finanziario e la selvaggia economia di mercato sono ingiusti:
abituatevi!”
Di questi tempi, poi, l’affermazione mi pare ancora
più significativa e quanto mai efficace: propongo d’installare senza indugi sul
molo di Lampedusa un poderoso impianto d’amplificazione che diffonda a distanza
di molte miglia marine il contenuto del primo comandamento (ma anche il secondo
farebbe senz’altro all’uopo): così i bastardi profughi in cerca d’illegale e
immeritata speranza nel nostro paese potranno capire, un attimo prima di
naufragare, che non avevano alcuna motivata ragione di provarci.
Non male anche il
comandamento n. 2: “Il mondo se ne frega
per (più esattamente: “della”, ma
grammaticalmente non si può pretendere granchè dall’acribico Urbani) la vostra autostima. Il mondo si aspetta che
combinate (sic! vd. sopra) qualcosa
prima di poterne gioirne voi stessi (ulteriormente sic! vd. sopra).
Sig. Urbani, sono con lei toto corde: la riflessione su questa adamantina sententia è davvero “pungolante” e
“stimolante”!
Proprio in questi giorni ho avuto a che fare con un
mio studente in preda a crisi di panico (malauguratamente, so di che parlo per
esserne stato coinvolto anch’io, non molti anni fa) e in evidente crisi di
autostima. Inoltre (per quanto suoni davvero incredibile nel migliore dei mondi possibili!), sono
sempre più numerosi i nostri studenti con DSA o più semplicemente con BES - come vuole la vomitevole mania
acronimo-burocratica dei nostri giorni - o, ancora più semplicemente, alle
prese con la dolorosa esaltante esperienza del burrascoso crescere
adolescenziale: vorrebbe gentilmente, egregio signor Sindaco, concederci la Sua
benevola presenza in quel del Liceo °°° per leggere loro stentoreamente
il magnifico decalogo che ci ha, digitalmente, inviato?
Magari gli studenti in questione, miracolosamente, si
riavrebbero e la ringrazierebbero per la sua benefica e risolutiva presenza...
Epperò, alla
fine e in fondo, riconosco che anch’io sono della stessa umanissima pasta
dell’emerito sindaco Urbani e, perciò, volentieri mi avvalgo dell’agevole
formula del copia-incolla e ripropongo da Amazon l’argomentato commento (uno
dei pochissimi) di un intelligente collega americano all’imperdibile parto di Charles
J. Sykes.
Tra l'altro, leggendo il testo originale in lingua inglese delle moderne Tavole sinaitiche è agevole constatare che la versione copiaincollata da Urbani è, con tutta probabilità, il risultato di una traduzione automatica (probabilmente il popolarissimo e comicissimo Google translate) malamente rabberciata con qualche correzione a posteriori: la cosa è particolarmente evidente nel testo della regola 7, non troppo perspicua in italiano al punto 3, o terzo pallino, se preferite (I vostri genitori sono diventati noiosi... "a furia di ripetere quanto siete bravi e intelligenti"), mentre è invece chiarissima in inglese: listening to you talk about how cool you thought you were, che significa tutt'altra cosa.
After reading through Sykes "Rules you won't
learn in school" I'm very glad he has never influenced either my own
children or my students. Just responding to the "11 Rules You Won't Learn
in School" which has been floating around on the Internet for years, let
me to these responses:
Rule 1: Life is not fair - get used to it!
But striving to make the world more fair is one of the
greatest aspirations we can impart to children. I value the better world we
live in because of the Civil Right Act and all anti-discrimination laws that
protect people of all sexual orientations, religions, and ethnicities. We still
have a long way to go and I want my students to continue to fight injustice
wherever they see it.
Rule 2: The world doesn't care about your self-esteem.
The world will expect you to accomplish something BEFORE you feel good about
yourself.
As your teacher, I do care about how you feel about
yourself. And I care about whether you ate breakfast before you came to school
and whether you have parents at home when you return and a place to study. I do
not want to live in a world where we do not care about each other as human
beings. And my caring for my students is independent of whether or not they
have done their homework. I wouldn't want it any other way.
Rule 3: You will NOT make $60,000 a year right out of
high school. You won't be a vice-president with a car phone until you earn
both.
Earning money is capricious. Most of us have to work
very hard for many years at jobs that that are often not glamorous. Others
become pro sports stars or entertainers with little education. The best we can
do is become educated enough have choices to make satisfying careers and not be
envious of others.
Rule 4: If you think your teacher is tough, wait till
you get a boss.
Some teachers are tough; others are not. Some bosses
are tough; others are not. Set high standards for yourself and meet them.
Rule 5: Flipping burgers is not beneath your dignity.
Your Grandparents had a different word for burger flipping: they called it
opportunity.
There weren't any fast food restaurant jobs when my
grandparents were young. They would have no idea what this was about. But I see
plenty of young people working hard at all kinds of low-paying jobs. More and
more are paying their own way through college. I think my grandparents would be
proud.
Rule 6: If you mess up, it's not your parents' fault,
so don't whine about your mistakes, learn from them.
If children today have learned that their mistakes are
the fault of their parents, it's because their parents have not allowed them to
make mistakes or suffer the consequences of them. Back off mom and dad.
Rule 7: Before you were born, your parents weren't as
boring as they are now. They got that way from paying your bills, cleaning your
clothes and listening to you talk about how cool you thought you were. So
before you save the rain forest from the parasites of your parent's generation,
try delousing the closet in your own room.
I celebrate this generation of young people who care
about their environment and the suffering of people in distant parts of the
world. They volunteer at a high rate; they participate in causes; they are a
compassionate people. Who cares what the inside of their closets looks like?
Rule 8: Your school may have done away with winners
and losers, but life HAS NOT. In some schools, they have abolished failing
grades and they'll give you as MANY TIMES as you want to get the right answer.
This doesn't bear the slightest resemblance to ANYTHING in real life.
Every school I know has failing grades and high
expectations for academic achievement. But learning is also about making
corrections, learning from error, and revising poor work. Let's see in
"real" life, you can be the CEO of an investment bank, cause the
entire world economy to tank, and then walk away with a fat bonus. Is that what
we want "real life" to be?
Rule 9: Life is not divided into semesters. You don't
get summers off and very few employers are interested in helping you FIND
YOURSELF. Do that on your own time.
See Rule #2: Learning and working are intimately tied
to working together in a collaborative healthy community. We should all be
concerned with the welfare of others. As teachers, we need to get to know our
students so we can work effectively with them. More and more businesses have
also adopted approaches to improve morale, improve working conditions through
training, workshops, seminars, retreats. Why? It improves productivity.
Rule 10: Television is NOT real life. In real life
people actually have to leave the coffee shop and go to jobs.
Television is entertainment. Everyone knows this. I'm
sure my grandparents knew that the Cartwrights on Bonanza wouldn't have had
time to sit around the ranch chitchatting. . . too much poop in the horse
stalls to clean out. No one expects television to be real life and there is no
research that shows that people are all that affected by television.
Rule 11: Be nice to nerds. Chances are you'll end up
working for one.
How about "be nice to everyone?" That's what
we teach at school. Though the author of this list apparently thinks that we
don't cover that.
Thanks, Lemon Drop
Se per caso abbisognasse d’una traduzione, mi faccia
sapere, egregio sindaco Urbani.
sw
P.S. A quanto pare, il sindaco Urbani non è nuovo a queste gioconde prassi da plagiario copiancollatore: m'era sfuggita questa sua precedente (e ben più imbarazzante) prodezza in occasione del 150° anniversario dell’Unità d’Italia: http://www.contegemona.it/2011/03/28/beccato/
Avanti così, Primo Cittadino: per aspera ad astra!