sabato 14 febbraio 2009

Humanitas - Christianitas

Eluana è morta. Assassinata o accompagnata alla morte? Sacrificata spietatamente sull’altare di un’ideologia o pietosamente sottratta ad inutili sofferenze? Non lo so. Non so se sia “bene” o “male” la scelta della famiglia di Eluana, ma sono profondamente convinto che sia presuntuoso, vano e frustrante volerlo stabilire drasticamente e ad ogni costo. Questo giudizio morale appartiene a Dio (che credo, nella sua infinita misericordia, non sia così recisamente perentorio come gli uomini), non alla limitata ed inevitabilmente parziale coscienza e conoscenza degli esseri umani. Sono altrettanto convinto, però, che agire secondo ciò che, in tutta coscienza e dopo lunga (e, in questo caso, straziante) riflessione, si ritiene giusto per sè e per i propri cari, affidati alla nostra tutela, dopo aver sottoposto le proprie convinzioni al vaglio della giustizia umana e delle regole di convivenza civile della società in cui si vive, sia il massimo che si può richiedere ad un essere umano. La coscienza personale è inviolabile e sacra e nessuno può permettersi di attentarvi, per nessuna ragione e in nome di una qualsiasi ideologia o credo religioso. Ovviamente, questo non esime dall’errore: appunto perchè non siamo Dio. Se lo fossimo, non ci sarebbero dilaceranti dilemmi e drammi interiori e sapremmo sempre con naturale e limpida certezza qual è la Verità. Sarebbe auspicabile? Forse: ma, in questo caso, dove andrebbe a finire la nostra, per quanto malferma e incerta, libertà di esseri umani? Nel corso di questa tragica vicenda ho constatato ancora una volta, mio malgrado e con rinnovata costernazione, che molti, troppi uomini di opposti schieramenti si credono Dio e si autoattribuiscono il diritto di parlare in suo nome e di battagliare a suon di “verità” alternative e contrapposte, ma invariabilmente presentate come granitiche e incontestabili. Mi pare ci sia bisogno di maggiore umiltà da parte di tutti: i cosiddetti “laici” rispettino la Chiesa quando sostiene (auspicabilmente in modo non arrogante, presuntuoso e impositivo, ma lo stesso vale per i “laici”) i postulati della fede in Cristo e la sua concezione della vita umana; la Chiesa, la sua gerarchia e i suoi fedeli rispettino i “laici” ai quali non può essere imposta la fede, pena la negazione stessa della libertà umana e cristiana di aderire o meno all’invito di Cristo alla sua sequela. E, soprattutto, la Chiesa si tenga alla larga da ogni palese o malcelato tentativo di strumentalizzazione politica e di potere: Cristo non ha discusso per avere ragione dei suoi persecutori con la superiorità dialettica, non ha fatto intervenire le sue “legioni”, ma si è fatto uccidere nel modo più ignominioso, in croce come uno schiavo: eppure è così che il cristianesimo ha cambiato radicalmente la storia dell’impero romano ed è nata l’era cristiana... Invece, noi cristiani del terzo millennio, in sindrome da stato d’assedio, talvolta ci dimentichiamo che la nostra sola forza è lo scandalo di una sconfitta dal punto di vista umano, la kenosis umiliante di un uomo-Dio deriso e crocifisso, la “pietra scartata dai costruttori”: al contrario, con mentalità tutta secolare e mondana, preferiremmo avere sempre ed indiscutibilmente ragione e “vincere” culturalmente, politicamente e ideologicamente ad ogni costo... Tra qualche giorno, quando si sarà placata (spero) la gazzarra mediatica e l’oblio avrà prevalso, come inevitabilmente accade, sulle “indimenticabili” vicende degli uomini, andrò a pregare, insieme alla mia famiglia, sulla tomba di Eluana, a Paluzza, luogo che conosco bene e che amo. E’ tutto ciò che possiamo fare... e tutto non è poco.