venerdì 23 novembre 2012

E ALLORA SCIOPERO


Bene.
Io domani sciopero.

E questa scelta, in queste drammatiche circostanze, mi costa economicamente assai perché non sono ricco, né cosi bene ammanigliato da potermi godere benefit economico-politici ad libitum ed infischiarmene serenamente e ipocritamente della drammatica crisi che avanza e tritura il futuro dei miei-nostri figli.

Non sono affatto uno scioperante abituale (ne conosco alcuni idiotamente – in senso etimologico – arroganti e intollerabili), perché ho da sempre ritenuto che il diritto dei miei studenti all’istruzione sia un cardine costituzionale decisamente prevalente sulle mie, pur giustificate, ragioni economico-contrattuali di meschino “lavoratore della conoscenza”, ma a tutto c’è, drammaticamente, un limite.

Prendo definitivamente atto, con la gratificante sensazione di un pugno al fegato, che le maggiori organizzazioni sindacali (compresa quella a cui sono iscritto) sono ormai ridotte a un pallido e pavido simulacro della tutela dei diritti democratici dei lavoratori e dei beneficiari del loro lavoro: naturalmente, perché il mondo è cambiato, la globalizzazione avanza, la crisi ci agguanta e bla bla bla...

Tutto cambia, todo cambia, certo, ma preferisco Teresa de Sio alle sirene delle magnifiche sorti e progressive dei “tecnici” col culo sempre al caldo e la carriera blindata, che spiegano lacrimando agli italiani che necessitano gravosi sacrifici in vista di ulteriori magnifiche sorti e progressive.
Per loro, cento o duecento euro in meno al mese sono una quisquilia impercettibile: qualcuno dovrebbe sommessamente spiegargli che per me e per un milione di altri sfigati, che credono ancora nella cultura e nella libertà e tengono in piedi la povera baracca della scuola italiana, significano la differenza tra la sopravvivenza e l’accattonaggio...


sw