Da oggi è disponibile sul mercato
l’ultimo (in ogni senso) disco di Francesco Guccini.
L’uomo è senz’altro invecchiato,
si muove e si esprime con lentezza e pare ormai voler rimanere risolutamente e orgogliosamente
al di fuori del frastuono multimediale ragliante e abbagliante, della
connessione perenne con tutto/niente e tutti/nessuno.
Il “Maestrone” ha 72 anni e il sacrosanto
diritto di riposare (ma solo musicalmente: non smetterà fino all’ultimo di
scrivere parole...), “in pensione”, in quel di Pavana: in fondo ci ha regalato
“solo” quarantacinque anni di emozioni, riflessioni, parole e canzoni che a me
- e a moltissimi altri, di svariate generazioni, fino ad alcuni svegli
quindicenni d’oggi! - hanno aperto gli occhi, l’anima e il cuore.
Certo, riesce difficile
riconoscere d’acchito nello schivo “patriarca” di oggi l’insonne animatore
delle notti all’Osteria delle Dame o Da Vito, accompagnato e affiancato da
avventizi, passanti e habitués quali
De Andrè (Fabrizio), Vecchioni, Eco, Benigni, Corso, Dalla, Fo, Bonvi...
Un
pezzo di storia della cultura e del costume italiani, vissuta tra “impegno”, goliardia,
sprezzatura e nonchalance, come
possono permettersi di fare soltanto intelligenze vivaci e acute, disponibili
allo sberleffo e all’autoironia.
E’ la vita, bellezza: tutto e
tutti invecchiano e passano.
Solo pochi, tuttavia, hanno coraggiosamente
solcato il sentiero con pervicace coerenza e affettuosa tenacia e a me sembra
che Guccini sia tra questi.
Io... speriamo che me la cavo.
sw
Nessun commento:
Posta un commento